Memoria e quarantena
Il periodo di fermo forzato delle esistenze, conseguenza delle misure adottate nello stato di emergenza per il Covid19, ha prodotto un cambiamento radicale della quotidianità. Sono trascorse diverse settimane dal blocco totale delle attività e pian piano ci siamo adattati a una nuova routine che non prevede le relazioni sociali, non prevede le uscite, se non per commissioni rapide e veloci, che non prevede la libertà di accompagnare uno slancio di movimento per varcare la soglia di casa. Tutte le abitudini consolidate si sono dovute decostruire per lasciare il posto a nuove abitudini che aiutassero a resistere per adattarsi alla quarantena. Le giornate hanno iniziato a essere abbastanza uguali, soprattutto nelle preoccupazioni per la situazione di emergenza e la speranza di intravederne la fine, tant’è che, cercando di ricordare cose semplici o banali, come il menu del pranzo o della cena del giorno prima, il ricordo si offusca e la memoria vacilla. Sicuramente, per un over e non solo, quando non c’è la possibilità di diversificare la quotidianità con incontri, con una passeggiata o con le attività che cadenzano i giorni della settimana, c’è il rischio di perdere di vista la cronologia degli eventi e il tempo trascorre lasciando la sensazione che si stia vivendo un giorno lunghissimo.
Di conseguenza nell’archivio della memoria si affastellano ricordi poco diversificati e, quindi, percepiti uguali se stessi. Tra l’altro, sforzarsi di ricordare accadimenti poveri di significato non è stimolante e le relative tracce mnestiche si lasciano all’oblio. Quando si potrà riprendere con gradualità una routine più varia e gratificante il tempo inizierà a essere scandito diversamente e il cassetto della memoria sarà di nuovo pieno di ricordi recuperabili. Per ora lasciamo che tutto scorra e che le ore continuino la loro danza, in attesa che si consolidino ricordi per non perderne memoria.
Sira Sebastianelli
psicologa-psicoterapeuta
www.sirasebastianelli.it