Un setaccio per la ri-presa

Sebastianelli2021.jpg
0
0
0
s2sdefault

Da più parti, ascoltando servizi giornalistici o trasmissioni che da due mesi a questa parte si occupano della quarantena,  cui gli italiani sono sottoposti, la domanda che più ricorre  riguarda l’insegnamento che si può trarre  dall’esperienza  imposta dal Covid19.   Le situazioni di emergenza sono spesso vissute dalla coscienza  come un terremoto e possono anche esporre al rischio di una sindrome post-traumatica da stress, quindi,  se l’esperienza della quarantena e l’angoscia indotta dalla paura del virus, hanno prodotto riflessioni su se stessi e riconsiderazioni della propria vita, un modo per capirlo è quello di usare un setaccio.  Il setaccio è un magico utensile che ci consente metaforicamente di visualizzare ciò che  si può lasciare andare e ciò che  invece è importante trattenere. In questo lungo periodo,  condiviso da tutta l’umanità, di tempo per pensare, anche se in modo diverso cui si era abituati, ce n’è stato, al punto di rendersi conto di quanto  si desse per scontato quello che c’era, quando scontato non era, come la libertà di corrispondere ai propri desideri, anche semplici, ma preziosi. Nel setaccio, quindi, rimangono i desideri non esauditi che per troppo tempo sono stati relegati all’ultimo posto, oltre alle priorità che non erano mai state contemplate, per dare precedenza a incombenze che prioritarie non erano. La ri-presa, quindi passerà attraverso il setaccio, indicatore della strada del futuro, ma ancora non di facile conquista.

La vera ri-presa ci sarà quando potremo ri-prendere con le mani nude ciò che ci circonda, per vivere l’emozione del tatto così importante fin dalla nascita. Al momento,  ri-torniamo soltanto ad attività che avevamo lasciato indossando schermi nel corpo e nell’anima. Per tornare al contatto epidermico dovremo togliere la pelle di plastica e la maschera che occlude l’espressività del volto,  ma nel frattempo usiamo il setaccio per lasciar andare  le scorie della vita precedente al virus e alleggerirla  da zavorre inutili. Per convivere con il virus  è necessario il distanziamento dagli altri esseri umani per far circolare aria e per non assieparci come accedeva negli ultimi decenni, ovunque si andasse. Dal setaccio, quindi, si dovrebbe  lasciar passare il virus, sicuramente, ma non distanza, quella giusta però,   che renderebbe più facile muoversi nella vita per percepire meglio dove siamo e dove andiamo. Il virus ci ha trascinato, a un prezzo altissimo, alla consapevolezza che l’esistenza andrebbe attraversata sempre con un setaccio per porsi la domanda se ciò che siamo rispecchia effettivamente  ciò che vorremmo essere.

 

Sira Sebastianelli

psicologa-psicoterapeuta

www.sirasebastianelli.it

CONTATTI

Viale B. Buozzi 102
00197 Roma (RM) Italia

+39.335.481816

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
EURONET COMUNICAZIONE s.r.l. Con Amministratore Unico
65 PER RICOMINCIARE - Settimanale online di informazione
Autorizzazione Tribunale di Roma n° 88/2014 del 24/04/2014
Direttore Responsabile - Anita D'Asaro
Copyright © 2017 www.65perricominciare.it
Tutti i diritti riservati

POWERED BY

Open Consulting