Dignitosamente
Dignità! Termine che racchiude il senso della vita di ognuno. La dignità è una condizione dell’animo che non si può comprare, non si può barattare e non si può regalare. Per dignità si operano scelte, si opta per condizioni di vita anche disagiate, purché corrispondenti ai propri principi e ai propri valori. La dignità segna la strada da percorrere che non prevede compromessi. Eppure, guardandosi intorno, alla dignità individuale non corrisponde una dignità sociale, che dovrebbe essere tutelata e sostenuta da tutti. La radice etimologica del termine dignità riconduce all’indoeuropeo das che riguarda l’azione di offrire, venerare, onorare, meritare, insegnare, offrire in sacrificio. Significati che si ritrovano sia nel sanscrito, nel greco e nel latino. La dignità, quindi, prevede il sacrificio, in nome di un principio (sanscrito), implica il possesso di una opinione personale (greco), necessita di sentirsi degno (latino). Dalla stessa radice deriva anche il significato di insegnamento, offerta dignitosa della propria conoscenza a chi vuole imparare, a vivere dignitosamente. Ma non sempre le scelte dignitose garantiscono una vita adeguata, perché possono sottendere privazioni che mettono a rischio la stessa esistenza. Se la dignità personale è tutelata individualmente a ogni costo, la dignità sociale dovrebbe essere patrimonio di tutti per sostenere quella personale. Purtroppo così, spesso, non è. Soprattutto nelle metropoli dove si fa fatica a chiedere aiuto e non si ha alcuna visibilità, specialmente tra gli over.
Il Mondo va avanti e non guarda mai chi rimane indietro e la tecnologia, le procedure informatiche, le conquiste del terzo millennio sono sempre più appannaggio dei nativi digitali. Un esempio fra tutti è osservare quanti over cercano di andare in pensione, magari agganciando la famigerata quota cento o altre formule, anche penalizzanti, ma che rappresentano una via d’uscita. Una brexit dal mondo del lavoro per tutelare la propria dignità, non potendo stare dietro a ritmi imposti da una routine lavorativa che non concede errori, lentezza o inadeguatezza informatica. La tutela della dignità sociale dovrebbe suggerire un’accoglienza ( anche questo termine deriva dalla stessa radice indoeuropea das) adeguata, per accompagnare la transizione dal vecchio al nuovo nel rispetto delle differenze individuali! Per vivere dignitosamente anche socialmente è necessario che ci sia più empatia tra gli esseri umani, affinché il bisogno di uno sia intercettato da tutti, per essere sostenuto e accettato (termini, inutile dire, che derivano sempre dalla stessa radice).
(Riferimento bibliografico: Rendich, F., Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Palombi Editore, Roma, 2010)
Sira Sebastianelli
psicologa-psicoterapeuta